Si parla tanto di post produzione, di photoshop e di ritocco fotografico, la camera oscura possiamo catalogarla nella “produzione”.
La catena di eventi che compongono uno scatto sono molteplici: macchina fotografica, obiettivo,inquadrature, diaframma tempo, pellicola ed in camera oscura rivelatore di sviluppo (diluizione, tempo, temperatura), poi l’ingranditore, il suo obiettivo, il tempo di esposizione, il rivelatore ,il fissaggio con le variabili acqua e temperatura, la scelta della carta ed il suo contrasto.
A fronte di queste scelte possiamo creare una stampa con determinate caratteristiche, talvolta estremamente diverse ma non per questo sbagliate ma con un risultato mai casuale quindi scelto e controllato.
E’ ciò che ho cercato negli anni, il controllo del risultato, riducendo al massimo le scelte, lavorando con 2 pellicole con due tipologie di sviluppo pellicola con due ingranditori e ripetendo sempre le stesse azione per arrivare al momento dello scatto con la consapevolezza del risultato finito al momento del click.
La carta Bergger è la mia preferita restituisce tonalità piene e adoro la sua finitura matt e semimatt avorio, la uso soprattutto per i formati superiori al 18×24
La seconda scelta è la Ilford nei formati piccoli e fino al 18×24 è ottima con finitura lucida